Una famiglia sfuggita all'ISIS, vive tra le macerie di un complesso residenziale di Ramadi in Iraq.
Ramadi, Iraq, 14 Luglio 2016 – Foto di Moises Saman per MAGNUM
Una famiglia sfuggita all’ISIS, vive tra le macerie di un complesso residenziale di Ramadi in Iraq.
Descrizione della Foto “Ramadi, Iraq” di Moises Saman
Questa fotografia, scattata da Moises Saman, e’ una fotografia forte, sia a livello estetico che emotivo.
La luce è bella e i colori stupendi e riprende una scena altamente emotica: il ragazzo a sinistra, un rifugiato a Ramadi che non avrebbe mai dovuto e voluto essere in questa situazione, si impegna con coraggio verso la fotocamera di Saman, che incarnano gli effetti tangibili e tragici del potere di distruzione che l’uomo e’ capace di generare.
La citta’ di Ramadi in Iraq
Ramadi è una città situata in Iraq centrale, sulle sponde dell’Eufrate, circa 110 km ad ovest di Baghdad.
La citta’ di Ramadi e’ tristemente famosa per le diverse battaglie che qua si sono svolte, ma soprattutto per la piu’ recente, la Battaglia di Ramadi del 2015-2016.
Ramdi, conquistata dall’IS (o ISIS) nel maggio 2015, fu teatro di una battaglia, combattuta tra l’8 dicembre 2015 e il 20 gennaio 2016 tra le forze irachene e i jihadisti dell’ISIS.
Nell’Ottobre 2015, il Governo dell’Iraq comincio’ una progressiva offensiva per riprendere il controllo della citta’.
La battaglia per il controllo di Ramadi, vinta dal Governo Iracheno, viene considerata una delle più importanti nella guerra contro l’ISIS, soprattutto perché con questa battaglia il governo iracheno, sciita, avrebbe dimostrerebbe di poter ottenere vittorie militari anche nella provincia di Anbar, sunnita e storicamente di difficile gestione.
La battaglia per il controllo di Ramadi, nonostante le unità dell’esercito iracheno fossero numericamente superiori, si e’ mostrata molto complicata soprattutto perché i miliziani dell’ISIS hanno fatto grande uso di esplosivi di vario tipo, mietendo tante vite anche tra i tanti civili rimasti in citta’ durante la battaglia.
Nella foto, in triste ritratto della citta’ di Ramadi dopo la battaglia.
Kirk Odom, condannato ingiustamente per violenza sessuale nel 1981 e scagionato da ogni accusa nel 2012 grazie al test del DNA
Nella foto, Kirk Odom a casa, circondata da fotografie di famiglia.
La storia di KirK Odom
Il 3 aprile 1981 Kirk Odom camminava vicino alla sua casa a Washington quando fu arrestato da un ufficiale di polizia. Odom non aveva fatto nulla. Era un 18enne che cercava di crescere la figlia Katrice, che aveva meno di un anno.
L’ufficiale tiro’ fuori dalla tasca un disegno di un nero non identificato e invitò Odom ad affermare che la persona del disegno era lui. “Ho detto,” No, non mi sembra”, ricorda Odom. L’ufficiale prese il nome e l’indirizzo dell’adolescente, prima che scappasse verso casa, pensando che tutto fosse finito. Ma non era la fine. Pochi giorni dopo Odom fu arrestato e accusato di un caso di stupro.
Due mesi prima una giovane donna era stata sodomizzata e violentata da un uomo, nel proprio appartamento, prima che questo scappasse con 400 dollari in Travel Checks. La vittima vide il violentatore solo nel buio, e il disegno fatto dall’ufficiale di polizia si riferiva a un generico maschio nero di “media carnagione”.
Odom, di pelle nera molto scura, aveva anche un alibi convincente: aveva dormito a casa della madre al momento dell’attacco.
Kirk Odom, il ritratto fatto dalla Polizia nel 1981
Con tante incertezze e un buon alibi, Odom pensava che le autorità avrebbero presto avrebbero capito il loro errore e che l’incubo sarebbe finito in fretta: “Non pensavo che qualcosa sarebbe andato storto, perché non avevo fatto niente”, dice Odom.
Ma i procuratori avevano un capello, un singolo capello “nero” trovato sulla camicia da notte della vittima, che doveva provenire dal violentatore.
L’agente speciale Myron T Scholberg, dell’Ufficio federale, disse alla giuria che in qualita’ di esperto mondiale nella scienza della microscopia dei capelli, poteva affermare senza ombra di dubbio che quei capelli provenivano dalla testa di Odom.
Sulla base quel singolo capello, Kirk Odom fu accusato fu dichiarato colpevole e condannato.
La testimonianza di Scholberg: non era scienza
Il problema era che la testimonianza di Scholberg non era scientifica. Nel 2009, dopo che Odom aveva trascorso 28 anni di carcere, il Consiglio Nazionale delle Ricerche rilascio’ una relazione importante nella pratica dell’analisi forense negli Stati Uniti: in poche parole, non si puo’ dimostrare su base statistica o probabile la corrispondenza tra due campioni di capelli.
Kirk Odom, ingiustamente condannato e liberato grazie alla prova del DNA
Dopo questa dichiarazione del 2009, la prova con la quale Odom era stato accusato, era un “pura fantasia”.
Solo dal 2012, a distanza di oltre 30 anni da quel terribile 1981, Odom che dal 2003 era in liberta’ vigilata, fu formalmente libero. Grazie all’avvocato Sandra Levick che fece riaprire il caso e che, grazie al test del DNA, riusci’ a farlo dichiarare innocente ecompletamente estraneo alla vicenda di cui era stato accusato.
Odom, che oggi è sposato, che ha avviato un’attività di rimozione chiamata Harriet & Kirk Moving Company e che ha ricostruito il suo rapporto con la figlia Katrice, dice: “Voglio solo continuare a raccontare la mia storia a chiunque la voglia ascoltare”, ha detto, “nella speranza che possa aiutare chi e’ ancora dietro le sbarre ingiustamente”.
Cosa direbbe a Scholberg se lo incontrasse? Odom, sorridendo, disse: “Penso che chiederei delle scuse.” Perche’ nessuno, dice gli ha chiesto scusa: non sono arrivate scuse da Scholberg, dai capi di Scholberg, dal laboratorio dell’FBI, dal direttore dell’FBI, dai procuratori, dal giudici, dal dipartimento di giustizia, dal presidente Obama. Purtroppo.
L’analisi del DNA come prova
La prima volta che il DNA è stato utilizzato come prova negli Stati Uniti è stato in Florida, nel 1987, nel processo di un rapitore serial. Testimone per la veridicità del DNA, uno scienziato delle MIT che dichiaro’ alla giuria che il DNA aveva lo stesso grado di certezza delle impronte digitali.
Quando la prova del DNA fece chiudere il suddetto caso della Florida, nacque il connubio tra giustizia e scienza forense (ricordiamo che la Scienza Forense e’ La scienza forense è l’applicazione di tecniche e metodologie scientifiche alle tradizionali investigazioni di carattere giudiziario).
Due anni dopo la prima condanno con una prova del DNA, fu stata eseguita la prima liberazione sempre con la prova del DNA.
Da quel lontano 1987, i casi portati alla luce e risolti dalla genetica sono stati numerosissimi.
Possiamo definire l’analisi del DNA come una lente di ingrandimento speciale degli investigatori moderni, puntata su molecole microscopiche, che permette di risolvere rebus altrimenti impossibili: il DNA, la “carta di identità” che i killer lasciano sempre sulle armi o sulla scena del crimine.
In Italia, i casi piu’ noti che hanno avuto una risoluzione o che comunque hanno avuto un notevole impulso grazie all’esame del DNA sono:
l’omicidio di Yara Gambirasio, che attraverso l’esame del DNA viene attribuito a Giuseppe Bossetti.
il delitto dell’Olgiata, che avvenne il 10 luglio 1991 in una villa in zona esclusiva di Roma, vittima una nobildonna, la contessa Alberica Filo della Torre, che aveva 42 anni. Il caso è rimasto irrisolto per circa venti anni quando la prova del DNA ha identificato il colpevole in Manuel Winston, cameriere filippino, ex-dipendente della famiglia.
il caso Elisa Claps che scomparve misteriosamente a Potenza il 12 settembre 1993 e il cui cadavere fu stato ritrovato 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Danilo Restivo, ultimo ad aver visto la ragazza e a lungo sospettato del delitto nonostante si sia sempre detto innocente, è stato incastrato da una perizia genetica compiuta da due ufficiali del RIS.
Il pangolino è un piccolo formichiere ricoperto di scaglie, che vive nelle zone tropicali di Asia e Africa. Oltre a essere a rischo per la perdita di habitat, è forse il mammifero più colpito dal traffico illegale
Un cucciolo di Pangolino Tricuspide o Pangolino Arboreo o Pangolino Bianco (Phataginus tricuspis) si aggrappa alla schiena della madre in una struttura in Florida. A soli 70 giorni, questo cucciolo di Pangolino è stato il primo esemplare cucciolo di Pangolino in Cattivita’.
Cos’e’ il Pangolino?
Il pangolino è un piccolo formichiere ricoperto di scaglie, che vive nelle zone tropicali di Asia e Africa. Oltre a essere a rischo per la perdita di habitat, è forse il mammifero più colpito dal traffico illegale
Il pangolino è un piccolo formichiere ricoperto di scaglie, che vive nelle zone tropicali di Asia e Africa. Oltre a essere a rischo per la perdita di habitat, è forse il mammifero più colpito dal traffico illegale: si calcola che negli ultimi dieci anni oltre un milione di pangolini siano stati commerciati illegalmente.
Il Pangolino è una buffa creatura dagli occhi teneri, dalla lingua lunga e che quando è spaventata si “trasforma” in una palla: un piccolo formichiere ed è ricoperto da un’armatura squamosa.
I pangolini, conosciuti anche come formichieri squamosi, sono gli unici mammiferi viventi a rappresentare l’ordine dei Folidoti.
Il traffico illegale di Pangolini
Ogni anno decine di migliaia di Pangolini vengono illegalmente contrabbandati. Tantissimi vengono introdotti clandestinamente in Cina dove sono impiegati nella medicina tradizionale e nella ristorazione.
Si stima che il Traffico di pangolini, i mammiferi piu’ comuni nel commercio internazionale, sia di circa 20 miliardi di dollari. Date le ridotte dimensioni dell’animale, il traffico può avvenire “all’ingrosso”: nell’ottobre 2015 i funzionari doganali del Guangdong, nel sud della Cina, hanno sequestrato un carico di 414 scatole contenenti 2.764 carcasse di Pangolino congelate.
Quella che in natura è la forza del pangolino, la sua corazza composta da grosse squame cornee, dure e mobili che lo protegge dai predatori, può essere la sua condanna. Le squame sono infatti un ingrediente pregiato nella medicina tradizionale cinese. Il loro prezzo è cresciuto vertiginosamente, nel 1990 un chilo costava 14 dollari, oggi è ne costa ben 600. Inoltre:
Si ritiene che le sue squame cornee abbiano proprietà curative e la medicina tradizionale rimane il maggior nemico dei pangolini: rimanendo in Cina, il governo cinese tutela ospedali e compagnie farmaceutiche che ricorrono a sistemi di cura che utilizzano il pangolino, rendendosi cosi’ complice del loro sterminio; rimane ad ogni modo poco chiaro come queste strutture possano acquistare parti di pangolino quando il commercio è di per sé illegale. Le scaglie sono impiegate nella medicina tradizionale perché ritenute efficaci contro un’ampia gamma di malattie, dai reumatismi agli eczemi fino al cancro e all’impotenza.
Anche la carne è considerata una prelibatezza. Viene impiegato anche come alimento nei ristoranti, soprattutto in Cina. Una carcassa di pangolino può costare fino a 1.000 dollari. In particolare i feti sono considerati una prelibatezza.
Due abitanti della regione indiana del Sundarbans durante un esame della vista. Una squadra di oculisti, guidata dal dottor Asim Sil, raggiunge in barca questa zona isolata sul delta del Gange per contribuire a ridurre i casi di cecità curabile
Sundarbans, India, 11 gennaio 2016: Il dottor Asim Sil guida una squadra di specialisti di oculisti in uno studio allestito su una barcain una parte remota del Sundarbans, in India – Foto best 2016 National Geographic, Foto di Brent Stirton / Reportage per National Geographic Magazine.
Questa è una delle foto dell’anno per la rivista National Geographic.
La condividiamo con l’augurio che nel 2017 i casi di cecità curabile possano ridursi drasticamente, in tutto il sud del mondo.
“Due abitanti della regione indiana del Sundarbans durante un esame della vista. Una squadra di oculisti, guidata dal dottor Asim Sil, raggiunge in barca questa zona isolata sul delta del Gange per contribuire a ridurre i casi di cecità curabile, che in India sono oltre 8 milioni.”
Il lavoro del dottor Asim Sil
La barca su cui e’ stato allestito questo studio oculistico, sono spesso utilizzate in collaborazione con altre ONG, al fine di offrire delle strutture sanitarie utilizzate per la diagnosi e la cura degli occhi in villaggi estremamente poveri nella regione del Sundarbans.
Il team del dottor Sil usa per l’appunto queste imbarcazioni per raggiungere questi luoghi a volte sperduti.
Questi medici lavorano spesso dalla prima mattina fino a tarda notte in modo da poter garantire a tuttila possibilita’ di poter avere un’adeguata assistenza sanitaria per gli occhi.
L’obiettivo della troupe del dottor Asim Sil è quello di:
educare le persone alla cura dei propri occhi.
donare gli occhiali a coloro che ne hanno necessita’.
diagnosticare problemi degli occhi e offrire soluzioni chirurgiche ai pazienti che ne hanno bisogno, incluso il trasporto negli ospedali.
Questi servizi sono forniti gratuitamente dall’ospedale Vivekananda Mission Asram. Il dottor Sil lavora in queste zone remote del Sundarbans dal 1989 e insieme alla sua squadra ha servito migliaia di pazienti.
A causa di un alto indice di povertà, il fatto che queste zone sono cosi’ remote, e la mancanza di strutture oculistiche adeguate, hanno fatto divenire l’India il Paese con il maggior numero di persone cieche del Mondo.
La maggior parte di queste persone divenute cieche, avevano problemi che, se diagnosticati per tempo, sarebbero stati facilmente curabili.
Gli scontri a Kiev, in Ucraina, dal 19 al 21 febbraio 2014. Secondo premio spot news storie. (Jérôme Sessini, Magnum per De Standaard)
Gli scontri a Kiev, in Ucraina, tra il 19 al 21 febbraio 2014. Secondo premio spot news storie – Foto di Jérôme Sessini, commissiona da Magnum Photo per De Standaard
19 febbraio 2014 – Un viale deserto vicino alla piazza Maidan di kiev dopo scontri violenti tra i manifestanti e la polizia ucraina.
Nel novembre del 2013, nella capitale ucraina di Kiev, ci sono state tantissime manifestazioni e proteste, dopo che il presidente Viktor Yanukovych ha respinto un accordo commerciale con l’Unione europea a favore di legami più stretti con la Russia.
Migliaia di sostenitori pro-europei si sono riuniti sulla piazza dell’Iindipendenza della città, conosciuta come Maidan, e l’anno occupata per mesi.
La manifestazione ha avuto il suo culmine a partire dal 18 febbraio. A partire dal 18 febbraio 2014, per tre giorni, più di 70 persone tra manifestanti e forze di polizia, sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco.
Il presidente Yanukovych è fuggito dal Paese il 21 febbraio e il pro-europeo Petro Poroshenko è stato eletto nuovo presidente dell’Ucraina a maggio 2014.
Una scimmia viene addestrata per lavorare nel circo a Suzhou, provincia di Anhui, Cina. Primo premio natura singole. (Yongzhi Chu)
Nella foto in copertina, Una scimmia viene addestrata per lavorare nel circo a Suzhou, provincia di Anhui, Cina. Primo premio natura singole. (Yongzhi Chu)
L’addestramento delle scimmie per la raccolta delle noci di cocco
L’addestramento delle scimmie per la raccolta delle noci da cocco
Le scimme sono animali intelligentissime, per certi versi molto simili all’uomo il quale discenderebbe proprio da questi animali.
Le scimmie venivano e vengono tutt’oggi addestrate per tantissmi scopi, tra cui il lavoro nei circhi, gli esperimenti in laboratorio e la raccolta delle noci da cocco nei campi.
Sembra impossibile a dirsi ma e’ prorio cosi’.
Le scimmi infatti possono essere ammaestrate abbastanza facilmente, di solito partendo proprio da una noce di cocco.
Con un settore alimentare che ha recentemente iniziato ad allontanarsi dall’uso di oli idrogenati e’ aumenta la domanda di oli liberi da grassi-trans che hanno causato un boom nel settore dell’olio di palma. Molti amanti degli animali e gli ambientalisti sono ora consapevoli del fatto che in risposta a questa crescente domanda di olio di palma, le foreste pluviali tropicali del Sud-Est asiatico sono state decimate, al fine di far posto a piantagioni di olio di palma, distruggendo l’habitat degli animali che vivono in queste foreste. Il Programma delle Nazioni Unite individua le piantagioni di palma da olio come la principale causa di distruzione della foresta pluviale in Malesia e in Indonesia.
Le notizie delle atrocità associate alla produzione di olio di palma ha portato tante persone a rifiutare l’uso di olio di palma e per questo motivo tante aziende produttrici si sono dirottate, per produrre burro e formaggi vegani verso l’olio di cocco. che si trova anche in molti shampoo, lozioni e cosmetici vegan. Basti pensare che, per un motivo o per l’altro, le vendite di acqua di cocco hanno avto un incremento del 400%.
Ma nel sostituire l’olio di palma con olio di cocco, gli animali vengono danneggiati?
La risposta purtroppo è sì. Infatti, la gran parte dell’olio di cocco e’ prodotto dalle scimmie. Si avete capito bene. Si tratta di macachi nemestrini, detti anche macachi dalla coda di porco, per essere esatti.
Scalatrici agili e abili, queste scimmie native delle regioni del sud-est asiatico, sono in grado di raccogliere dalle 300 alle 1000 noci di cocco al giorno, cosa che un essere umano non può fare.
La raccolta delle noci di cocco con questo metodo viene praticata soprattutto nel Sud e Sud-Est asiatico in luoghi come la Thailandia, la Malesia, lo Sri Lanka e l’Indonesia, dove si concentra la maggior parte della produzione di cocco.
Purtroppo, il lavoro e la sottomissione delle scimmie è un vero e propriosfruttamento di animali altamente intelligenti. Queste scimmie passano tutta la loro vita a faticare, costrette ad obbedire alla volontà degli esseri umani.
Antonio Abram, con le sue sorelle, Julie Ae India Abram,, raccolgono acqua in bottiglia
Antonio Abram (13), con le sue sorelle, Julie Abram (12) e India Abram (12), raccolgono il loro assegno giornaliero di acqua in bottiglia a Firhouse, nella Martin Luther King Avenue, Flint, Michigan, 27 gennaio 2016 Foto di Wayne Lawrence
Descrizione della foto
La crisi dovuta alla contaminazione dell’acqua a Flint nel Michigan, ha costretto i residenti della città a cambiare drasticamente il modo e lo stile di vita.
Antonio Abram (13), con le sue sorelle, Julie Abram (12) e India Abram (12), raccolgono il loro assegno giornaliero di acqua in bottiglia a Firhouse, nella Martin Luther King Avenue, Flint
Anche semplici azioni quotidiane che compiamo tutti i giorni, come andare in bagno, lavarci i detti e cuinare, sono diventate delle attività estremamente complicate da svolgere in quanto la minaccia di avvelenamento da piombo e altre malattie sono un pericolo presente nell’acqua che fuoriesce dal rubinetto.
Le cinque delle stazioni di dei vigili del fuoco di Flint, ora hanno la funzione di distribuire acqua in bottiglia. Questo infatti è l’unico modo in cui molte persone possono ottenere acqua potabile. Infatti, anche se la rete della distribuzione idrica della città non preleva più l’acqua dal fiume Flint, orma contaminato, i tubi, che sono stati danneggiati dall’acqua fluviale, continuano a perdere piombo. Lo Stato federale ha dichiarato perciò che la situazione di pericolo permane.
Questa foto mostra il volto delle persone in una situazione di crisi, persone che non possono più fidarsi dell’acqua che scorre nelle loro case. Molti sono arrabbiati con il Governo il quale non ha agito prima.
Dati dati registrati, è evidente come i funzionari statali abbiano aspettato mesi prima di dare l’allarme e di come, nel mentre, la popolazione abbia passato mesi a bere ed utilizzare un’acqua inquinata e pericolosa.
Con circa 12.000 bambini esposti all’acqua inquinata dal piombo , i cittadini della città di Flint sono angosciati dal tempo che ancora dovranno passare in questa situazione di pericolo.
Gerd Gamanab, un uomo cieco che spera in un miracolo nel campus dell'ospedale di Omaruru, Namibia
OMARURU, NAMIBIA, 5 Novembre 2015: Gerd Gamanab, 67 anni, è un uomo completamente cieco che spera in un miracolo nel campus dell’ospedale di Omaruru District, in Namibia – Foto di Brent Stirton / Reportage per National Geographic Magazine
Descrizione della Foto
L’uomo ha perso la vista in seguito a 50 anni di lavori agricoli sotto il sole della Namibia, sia a causa della luce ma anche della polvere, che ha distrutto entrambe le cornee dei suoi occhi.
Questo tipo di cecità è il risultato del vivere e lavorare per molto tempo in luoghi con una forte esposizione alla luce, senza utilizzare nessuna protezione e senza curarsi per tempo. Il fatto di non curarsi è frutto di una cattiva istruzione e di una certa irresponsabilità.
Questi “Campus Ospedalieri” sono organizzati un po in tutta la Namibia e si rivolgono a quella parte della popolazione che non riceve regolarmente la cura agli occhi, soprattutto a causa della povertà.
La persona controllata è sottoposta a screening e nel caso in cui la diagnosi fosse una cataratta matura, tale persona viene sottoposta da una semplice operazione che in quindici minuti garantisce una visione nuovamente nitida al loro mondo.
La cataratta viene rimossa in modo chirurgico e, sempre in modo chirurgico, viene inserita una nuova “lente”.
Le bende posizionate sull’occhio al termine dell’operazione, vengono rimosse il giorno successivo. Nella maggior parte dei casi il risultato ottenuto sugli occhi è un grande miglioramento della visione.
Jon, 21 anni, e Alex, 25 anni, una coppia omosessuale a San Pietroburgo, in Russia, Miglior Foto del World Press Photo 2015 – foto di Mads Nissen, Danimarca, Scanpix / Panos Pictures
Descrizione della Foto “Gay a San Pietroburgo”
In tutto il mondo la vita per le persone lesbiche, gay, bisessuali o transgender (LGBT) non è affatto semplice. In Russia è sempre più difficile.
In Russia le minoranze sessuali sono sottoposte a discriminazione legale e sociale e ad aggressioni sia fisica che psicologica da gruppi religiosi conservatori e nazionalistici.
Questa foto è stata la vincitrice del World Press Photo 2015. Scattata da Mads Nissen, fotogiornalista danese, con uno scatto per il progetto denominato “Homophobia in Russia” realizzato per Scanpix.
L’immagine ritrae Jon (21 anni) e Alex (25), una coppia gay che vive a San Pietroburgo, in un momento di intimità.
La foto è stata dichiarata vincente dalla presidentessa di giuria Michele McNally, direttrice della fotografia per il New York Times, in quanto «L’immagine vincente deve avere un senso estetico e un impatto sullo spettatore, la potenzialità di diventare iconica. Questa foto è esteticamente potente e ha una grande umanità. Certo ci sono molte storie nel mondo, ma questo è un tema importante, è una presa di posizione».
Operatori medici portano un uomo malato di ebola in isolamento a Freetown, in Sierra Leone
Operatori medici portano un uomo malato di ebola in isolamento a Freetown, in Sierra Leone. Foto vincitrice del primo premio “General news storie”, foto di Pete Muller, National Geographic / The Washington Post.
Nella foto di Pete Muller, il personale medico riporta un uomo, in delirio sotto gli effetti dell’Ebola, in islamento, da dove era fuggio. La foto e’ stata scattata a Hastings, nei pressi della capitale Freetown.
L’uomo aveva tentato di scavalcare il muro posteriore del complesso in cui si trovava in isolamento, prima di crollare in uno stato convulsioni.
L’uomo sfortunatamente è morto poco dopo che questa foto era stata scattata.
I primi casi di un nuovo focolaio del virus mortale Ebola in Sierra Leone furono segnalati a maggio 2014.
Non esiste una cura per l’Ebola e il tasso di mortalità arriva a circa il 90 per cento. Il virus provoca febbre alta, vomito e diarrea, così come emorragie interne ed esterne. L’ebola e’ altamente contagiosa, viene trasmesso attraverso il sudore, il sangue e altri fluidi corporei.
Per evitare il contagio durante la cura dei pazienti colpiti da ebola, devono essere prese estreme precauzioni.
Il sistema sanitario della Sierra Leone, uno dei paesi più poveri del mondo, non era attrezzato per affrontare la malattia, e l’assistenza da ONG straniere è diventato fondamentale.
Nel solo 2014, nella sola Sierra Leone, sono morte di ebola 2758 persone. La malattia ha devastato anche la Guinea e la Liberia. Nei tre Paesi, i morti complessivi sono stati quasi 8000.
L’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale ha lasciato gran parte della regione in quarantena e inaccessibile, rendendo la tragedia ancora più profonda. E’ stato solo grazie al lavoro di fotografi come Pete Muller che abbiamo oggi la possibilita’ di intravedere e capire il dramma vissuto dagli abitanti di questa zona dell’Africa.
Il virus Ebola è stato scoperto nel 1976 e da allora non e’ stato ancora trovato un vaccino o una cura.